Norme editoriali

Le norme editoriali utilizzati in Universo Cantigas sono essenzialmente quelle concordati nel 2006, in occasione del Colloquio dell'Isola di San Simón cui parteciparono i principali specialisti della poesia medievale galego-portoghese in Galizia (cfr. Ferreiro & Martínez Pereiro & Tato Fontaíña 2007). 
 
0. Osservazioni preliminari
 
1. Le parentesi quadre [...] indicano l'aggiunta di testo mancante nel manoscritto originale, a causa di una lacuna, di un errore o per evitare ripetizioni (ritornello).
2. L’indicazione tipografica del ritornello è in corsivo.
3. Aggiornamento del testo: lettere maiuscole e minuscole, punteggiatura semplice per facilitare la comprensione e/o l'interpretazione del testo, trattini di dialogo e/o virgolette, ecc.
4. Punti interrogativi (?) e punti esclamativi (!) solo alla fine.

I. Regolarizzazione, livellamento e ridistribuzione delle grafie
 
  • 1. Regolarizzazione sistematica delle seguenti grafie:
    • vocaliche:
          <u, v> /u/ > : qve > que, vn > un
    •     <i, y, j> /i/
    •  : ley > lei, uayamos > vaiamos, mjn > min, hy > i, soya > soia
          <h> /i/ > : mha > miaservha > sérvia, sabhã sábian
    • consonantiche:
          <u, v> /ß/~/v/ > : uiuer > viver
    •     <i, y, j> /ʒ/ > j ~ : ia > ja, oye > oje, monje > monge
  • 2. Regolarizzazione delle grafie delle consonanti palatali laterali /ʎ/ e nasali /ɲ/ :
    • in <lh, nh>, secondo l’uso generale di BV, nelle cantigas che, presenti o meno in A o N, si trovano anche negli apografi italiani (nulho, senhor...).
    • in <ll, nn>, nelle altre cantigas trasmesse dal Cancioneiro da Ajuda e dalla Pergamena Vindel, con una priorità ecdotica rispetto alle lezioni degli apografi italiani (nullosennor...).
    • in quelle cantigas “miste” (con un testo frammentario in A, che si completa con B o BV), le grafie /l/ e /ɲ/ saranno livellate in base alla provenienza della maggior parte del testo.
  • 3. Ridistribuzione nell'uso di <s/ss, c/ç, z, g/j> secondo gli schemi abituali (ç+a, o, u; c+e, i...) : ssair > sair, çedo cedo, oge oje, monje monge... :
    • si mantiene l’iniziale etimologica <ç> (çapato) o di altre grafie che corrispondono a usi storici, non moderni (enserrar).
    • si mantengono gli usi dubitativi, per l’etimologia o la pronuncia, nell’ambito delle sibilanti :mezquinho/mesquinho, cĩisa/cĩiza...
    • conservazione grafica della corrispondente consonante finale (dopo l’elisione vocalica) nell’incontro con vocabolo che inizia per vocale : faç’i (= faço i), amig’e (= amigo e), log’eu (= logo eu), vosc’e (= vosco e). 
  • 4. Livellamento delle grafie <gu/g> /g/ (roguar rogar, gerra > guerra),
g/j> /ʒ/ (ango anjo) e <r/rr/ir> /ɾ/ ou /r/ (guera guerra, moirer > morrer), pur conservando le variazioni fonetiche significative [g/gw] (gualardon/galardon, guardar/gardar...).
 
  • 5. Livellamento e ridistribuzione di <h> /ø/ iniziale e media: 
    • Eliminazione di <h-> iniziale, anche qualora sia etimologica: hy i, hu > uhũa > ũa, heu eu ; ham han an, home > ome...
    • Eliminazione di <-h-> intervocalica: Johan Joanũha > ũa, veher > veervehestes veestes...
    • Adattamento grafico di <nen hun, nenhun...> a nen un (cf. neunneũu...).
  • 6. Semplificazione e aggiornamento:
    • delle consonanti grafiche geminate in qualsiasi posizione (<ff-, -ff-, -cc-, rr-, ss-, -tt-> etc.), eccetto <-ss-> /s/ et <-rr-> /r/ in posizione intervocalica: ffazer fazer, affan > afan, peccado ~ p̄ccado > pecado, conssigo > consigo, onrra onra, rrogar > rogar, ella elaattender > atender (vs passo, guerra).
    • degli elementi e gruppi consonantici latinizzanti, fonologicamente irrilevanti: absconder asconder, et e, dicto > dito, sancta > santa.
    • delle sequenze gragfiche distorsionanti <th; qu, ch; ph...> /t, k, f/: barqua barca (mais quando/cando), Theophilo > Teofilo...
    • dei gruppi grafici pseudo-latini non etimologici: escrepver > escrever, dapno > dano...
  • 7. Sviluppo dell’abbreviazione <-ꝯ> quali -us ou -os, a seconda dei casi (meus vs nossos, per esempio). Di conseguenza la riconversione dello sporadico <-us> di nus, vus, nossus, levamus... in nos, vos, nossos, levamos...

II. Trattamento dello iato
 
1. Mantenimento dello iato etimologico: caente, creer, maa, poos, veerei...
2. Mantenimento dello iato vocalico grafico anche se la metrica indica una pronuncia monosillabica (veerei/verei, bõo~boo/bon, sõo~soo/son, ũu/un...), così come nel tempo passato P3 dei verbi di seconda e terza coniugazione in galiziano (vio/viu, vendeo/vendeu...).
3. Riduzione delle geminazioni vocaliche sporadiche, di natura strettamente grafica, che si rilevano soprattutto nelle sequenze [-ao] et [-ão] : aveeo > aveo, maao mao, maão mão, naturaaes > naturaes, uylaão > vilão...
 
 

III. Rappresentazione delle nasali e nasalizzazione
 
  • Vocali nasali:
    • Mantenimento della tilde di nasalizzazione nelle vocali fonologicamente nasali, spostandola, se necessario, dalla vocale precedente o successiva, oppure limitandola alla vocale nasale quando la tilde copre due (o più) vocali: irmãa, irmão, bõo, tẽer, vĩir...
    • Trasformazione di <n> intervocalica nasale nella corrispondente tilde (bona bõa, poner > põer), mantenendo le forme volutamente arcaizzanti tipiche delle cantigas de amigo: irmana, louçana, sano, pino, amena, arena etc.
    • Riconversione della consonante nasale implosiva grafica che indica la nasalizzazione fonologica in una tilde di nasalizzazione (doando > dõado, unha > ũa), e conservazione della tilde di nasalizzazione nei casi in cui, in tempi più moderni, si è sviluppata una consonante nasale, coesistendo con forme che già mostravano questa evoluzione: vĩides / viindes.
    • Conservazione dello stato della lingua rispetto al processo di denasalizzazione, che provoca la coesistenza di forme nasali e orali, talvolta nel corpo di una stessa composizione (bõa boa, per esempio).
  • Consonanti nasali:
    • Sviluppo della tilde di nasalizzazione in <n> quando corrisponde a un'abbreviazione della consonante nasale, sia in posizione interna che alla fine di parola (quãdo quando, cõ con), eccetto prima di <p> ou <b>, laddove si utilizzerà <m> (tenpo tempo, nenbrar > nembrar); di conseguenza la trascrizione della <-m> finale e delle sporadiche <-m> implosive interne come <n> : com con, auem aven, premder > prender...
    • Trasformazione della tilde nella consonante nasale corrispondente per indicare una consonante nasale esplosiva: descõunal descomunal, dõa dona, ẽ eu > e eu; vĩo > vinho, fremosĩa > fremosinha.
    • Sviluppo della consonante nasale indicata da una tilde in alcune forme agglutinate e assimilate dell'articolo: ẽno en no, cõno > con no, quẽno > quen no.
IV. Agglutinazione/deglutinazione degli elementi lessicali
 
1. Separazione e unione di parole, secondo il criterio attuale, pur mantenendo alcuni usi specifici della lingua antica: toda via, por én, des i, a dur ~ de dur...
2. Il conservatorismo nell'unione grafica degli elementi modernamente agglutinati: con migo (vs comigo, contigo, convosco), des oimais... Inoltre, la distinzione di coppie significative di tipo demais vs de máis, enquanto vs en quanto, porque vs por que, senon vs se non...
 
V. Segni tipografici
 
  • Apostrofo: 
    • Nell'elisione della vocale finale nelle crasi per fonetica sintattica: d’amor, nunc’amou, vej’e, m’eu...
    • Nelle crasi della preposizione de con gli indefiniti, con gli avverbi aqui ali e con la forma el dell’articolo (d’un, d’outro, d’algun, d’algo; d’aqui, d’ali; d’el-Rei), oltre che nell’omissione dell’indicazione di crasi quando si incontrano la preposizione de con l’articolo o(s), a(s), e con i dimostrativi e i pronomi personali el(e), ela, elo: do, deste, del(e)... Inoltre, l’apostrofo non si usa nelle forme pronominali contratte quali mo, to ~ cho, lho.
    • Nei casi in cui la preposizione de contrae con l’articolo e il pronome o(s), a(s) oppure con la preposizione a: punhei sempre d’o seu amor gaar; non me partirán d’o amar.
    • Nell’incontro dell’avverbio non con il pronome me ~ mi, quando si produce assimilazione nm > m no’me ~ no’mi.
  • Trattino:
    • Nella forma assimilata dell’articolo dopo -r e -s (sabede-lo mal que mi ven, de-lo dia, todo-los, mai-lo, Deu-lo...), e anche quando si registra nell’originale l’integrità grafica del primo elemento: pois-lo, todos-los, Deus-lo, bever-los vinhos, miraremos-las ondas. L’agglutinazione polo/pelo si mantiene graficamente unita, e anche quando compaiono grafie conservatrici (porlo, perlo).
    • Nella forma dell’articolo el con il sostantivo Rei (el-Rei).
    • Nell’unione dei pronomi enclitici e mesoclitici con la forma verbale corrispondente (façamo-lo ; provar-vos-an, perder-m’-ei, loar-mi-o-edes, contar-vo-lo-ei), nonchè in altre agglutinazioni pronominali, alcune frequenti e monosillabe (mi-o, mi-a ; vo-lo...) e altre più sporadiche (a vó-lo devo, par exemple).
    • Nell’incontro della preposizione por con il pronome o(s), a(s) (fora po-lo dizer eu).
    • Per indicare la particella di intensità perfettiva per- (per-fazer, per-desasperar...).
    • Si consiglia l’uso del trattino in alcune agglutinazioni pronominali di carattere indefinito di tipo typeja-que, ja-quanto, ja-u, que-quer, quen-quer, quis-quanto...
    •  
VI. Accentuazione
 
1. Solo si utilizzano i segni diacritici: á, dé, nós, vós, én, sén, éste, esté, é, dá, lá, mí, máis, seí, terrá, está, sérvia (vs servia), ouví (vs ouvi ~ ouve) ..., e anche tutte le P1, P2, P3 e P6 del futuro dei verbi (o flessioni) regolari e semi regolari: oirá(s) vs oira(s), oirán vs oiran; temera vs temerá; podera(n) vs poderá(n).
2. L'accento grave è usato per indicare la crasi à(s).
3. Si utilizza l’accento circonflesso quando le necessità diacritiche richiedono un accento diacritico su una vocale chiusa (cortês vs cortes, medês vs medes; chôvia vs chovia, pôde vs pode, pôs vs pos etc.).